Sutra del Cuore

Sutra del Cuore

"E fu proprio in quei Sutra scritti nell'antica lingua sanscrita che Usui alla fine trovò la formula: il Sutra del Cuore. Niente di complicato, semplice e chiara come due più due fa quattro e tre più tre fa sei. Ma la formula era stata scritta 2.500 anni prima. Doveva essere interpretata correttamente. Avrebbe funzionato o lo avrebbe ucciso?"
(F. Brown: Reiki - Gli insegnamenti originali di Takata)

La tradizione narra che Usui scoprì quello che stava da lungo tempo cercando proprio nel Sutra del Cuore, composto in India intorno al IV secolo d.C., uno dei testi fondamentali del Buddhismo e da qui trasse Reiki.

In poche e semplici parole, che parlano allo spirito e al cuore più che alla mente, si intuisce la strada che porta alla totale fusione della mente personale con la Mente illuminata, verso l'Illuminazione ed il Nirvana.

Non c'è parola ordinaria per descrivere l'intima unione al di là delle categorie. La serie ritmica delle negazioni - dei livelli percettivi, degli strati psicologici, delle categorie sensoriali, della catena delle sofferenze e dell'insegnamento stesso - indica uno stato in cui ogni sforzo è stato abbandonato nella comprensione profonda che nulla deve essere fatto, ma che tutto è Ciò che è.
Il famosissimo mantra finale è una formula che ha potere magico di aprire la mente all'Illuminazione.
Esso ci conduce oltre a tutti gli schemi, oltre a tutti i condizionamenti, oltre a tutti gli attaccamenti, oltre a tutte le paure ed ancora oltre, sempre oltre, oltre la stessa Illuminazione. E' un invito a non fermarsi, a prendere ogni punto d'arrivo come un punto di partenza, a spingersi laddove nessuno è ancora arrivato, ed una volta lì andare ancora oltre.

IL SUTRA DEL CUORE DELLA VITTORIOSA PERFEZIONE DELLA SAGGEZZA

Questo discorso Io ho udito una volta.
Il Bhagavan (Buddha) dimorava con una grande assemblea di monaci
e una grande assemblea di Bodhisattva sul Picco dell'Avvoltoio vicino al paese di Rajagraha.

In quel tempo il Bhagavan era immerso in una particolare concentrazione
chiamata la 'Visione Profonda'.
Nello stesso tempo, il Bodhisattva, il Grande Essere, il Nobile Avolokitesvara,
contemplava la pratica profonda della Perfezione della Saggezza.

Egli vide che i cinque costituenti psicofisici (Skandha)
sono privi di una loro propria inerente natura.
Poi tramite il potere di Buddha, il Venerabile Sariputra
si accostò al Nobile Avalokitesvara e gli chiese:
«Come deve procedere il figlio o una figlia di un nobile lignaggio
che desidera seguire la pratica della Perfezione della Saggezza?».

Il Venerabile Avalokitesvara
rispose con queste parole al Venerabile figlio di Saradvati:
«O Sariputra, qualsiasi figlio o figlia di un nobile lignaggio
che desideri seguire la pratica della Perfezione della Saggezza
dovrebbe comprendere che i cinque costituenti psicofisici
sono privi di una loro propria natura.

La forma è vuoto, il vuoto è forma,
il vuoto non è altro che forma e
la forma non è altro che vuoto.
Allo stesso modo sono vuoti sensazioni,
discriminazioni, fattori di composizione e coscienze.

Similmente, tutti i fenomeni sono vacuità;
sono privi di caratteristiche; non sono prodotti e non cessano;
non sono contaminati e non sono privi di contaminazioni;
non diminuiscono e non crescono.
Perciò nella vacuità non c'è forma,
né sensazione, né discriminazione, né fattore
di composizione, né coscienza.

Non più occhio, né orecchio, né naso, né lingua,
né corpo, né mente.
Non più forme visibili, né suoni, né odori,
né sapori, né oggetti tangibili, né fenomeni;
e neppure il costituente dei sensi e così via,
fino ad includere il costituente della mente
ed il costituente della coscienza.

Non più ignoranza, né fine dell'ignoranza,
non più vecchiaia e morte,
né fine della vecchiaia e della morte.
Non più sofferenza, né origine della sofferenza,
non più fine della sofferenza né sentiero che conduce alla liberazione.
Non più saggezza suprema, né ottenimenti
e neppure mancanza di ottenimenti.

Perciò, poiché non c'è ottenimento,
i Bodhisattva si basano e dimorano nella Perfezione della Saggezza,
le loro menti sono senza più oscurazioni e senza paura.
Essendo completamente andati al di là di ogni errore,
raggiungono il punto finale, il Nirvana.
E, affidandosi alla perfezione della saggezza,
tutti i Buddha dimoranti nei tre tempi si sono
completamente risvegliati all'insorpassabile perfetta
e piena illuminazione.

Perciò il mantra della perfezione della saggezza,
il mantra della grande conoscenza, il mantra insorpassato,
il mantra uguale a ciò che non ha eguali,
il mantra che pacifica completamente tutte le sofferenze,
dal momento che non è falso dovrebbe essere conosciuto come vero.

Si proclama il mantra della perfezione della saggezza.

TAYATHA GATE GATE PARAGATE PARASAMGATE BODHI SVAHA

(OLTRE, OLTRE, SEMPRE OLTRE, ANCORA OLTRE, LA' VIVONO LE MENTI ILLUMINATE)

O Sariputra, questo è il modo in cui i grandi Bodhisattva
si formano nella profonda Perfezione della Saggezza.
In quel momento il Bhagavan riemergendo dalla concentrazione,
si rivolse al Nobile Avalokitesvara con queste parole:
«Ben detto! Ben detto! E’ proprio così o figlio di nobile lignaggio, è proprio così.
Si dovrebbe coltivare la Perfezione della Saggezza proprio come tu hai detto.
Anche i Thathagata si rallegreranno di ciò».
Quando il Buddha ebbe parlato, il Venerabile Sariputra,
il Nobile Bodhisattva Avalokitesvara e il suo seguito,
e il mondo assieme ai suoi dei, uomini,
semidei e Gandharva, si rallegrarono
ed elogiarono ciò che il Bhagavan aveva proclamato.


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